La passione degli americani, e dei popoli anglosassoni in generale, di mescolare le parole creandone di nuove è sempre molto curiosa.
Qualche tempo fa è stato pubblicato sul Corriere della Sera un articolo legato ad una ricerca della Alliant University, nella quale per la prima volta si parlava esplicitamente di “Ringxiety”,
Non lasciarti impressionare dalla passione per gli americani di mescolare le parole, Ringxiety è semplicemente la fusione delle parole “ring” (squillo) ed “anxiety” (ansia) e sta ad indicare la sindrome dello squillo fantasma.
Cos’è la sindrome dello squillo fantasma?
Secondo questo studio, alle innumerevoli problematiche sviluppate negli ultimi anni a causa della tecnologia, possiamo aggiungere anche questa.
Nello specifico si tratta di quella sensazione che ci assale quando, con lo smartphone in tasca, sentiamo una vibrazione che in realtà non c’è mai stata. È successo anche a te?
Mettere il telefono nella tasca dei pantaloni è diventato un gesto naturale al pari dell’indossare gli occhiali, per cui una contrazione muscolare piuttosto che un movimento banale possono far scattare la “sindrome della vibrazione fantasma”.
Prendi il telefono, clicchi il pulsante, lo guardi, lo blocchi e lo rimetti in tasca.
Vivere in un mondo iperconnesso può voler dire anche questo, nel nostro quotidiano siamo tutti presi dalle migliaia di notizie che ci girano intorno.
Vogliamo averle immediatamente a disposizione, sentiamo la necessità di leggere un post, un commento, un messaggio, o semplicemente verificare che il mondo intorno a noi non si sia fermato.
Il telefono si sposta nella tasca? mi è arrivato un messaggio! Ho uno spasmo muscolare? Qualcuno mi sta chiamando!
Nuova ossessione: trovare lo smartphone spento
Secondo questo studio, il motivo è da ricercarsi nella nostra natura ossessiva, la stessa che ci obbliga per esempio a verificare continuamente se abbiamo chiuso l’auto.
Ma è davvero così? o meglio, è soltanto così?
La tecnologia è entrata ormai nella nostra vita in modo prepotente, lavorare con la “Rete” vuol dire anche questo, controllare continuamente quello che succede nel nostro microcosmo.
E come possiamo farlo? Ovvia mente con il più importante degli strumenti mobili a nostra disposizione: lo smartphone.
“Chi sente le vibrazioni anche quando non ci sono è spesso ipersensibile per via di un’ansia anticipatoria”
(Dott. Vincenzo Tullo – ospedale Humanitas di Milano)
E chi lavora nel mondo del digitale e della tecnologia, indipendentemente dalla mansione, è evidentemente più esposto a queste nuove “malattie”.
Nell’epoca in cui la laurea in medicina viene sostituita dalla bravura nel fare le ricerche su Google potremmo aspettarci di tutto, magari anche cercare gli occhiali pur avendoli ben piantati sul naso.
Tu pensi cosa ne pensi?